LA STORIA

La chiesa ha origini antichissime e le prime notizie scritte risalgono al 1197.

FERRATA (etimologia della parola). Dal lat. FAR (farro), mediante la forma aggettivale alterata FERRATUS . 

La chiesa di S. Maria in Ferrata, nel secolo XII era di padronato della badia dé Camaldolensi di Agnano in Val d’Ambra. L’altra chiesa parrocchiale portava il titolo di S. Cecilia, ma nel 1484, a causa delle vertenze insorte tra i due rettori, per decreto del vescovo di Arezzo le due parrocchie furono riunite in una. Con un altro decreto vescovile del giugno 1798 la cura di S. Maria in Ferrata venne trasferita all’oratorio di S. Pietro al Poggio S. Cecilia.

Nel 1798 la parrocchia fu trasferita nell’oratorio di S. Pietro dentro il castello, attuale chiesa parrocchiale.

Per dare un’adeguata idea dello stato del Poggio S. Cecilia ai tempi del Principato Mediceo, nulla di meglio potrebbe additarsi, della relazione fatta dall’auditore Bartolomeo Gherardini nella sua visita allo Stato Senese, eseguita nel 1676 per ordine di Cosimo II Granduca di Toscana.

Il Poggio S. Cecilia, scrive il Gherardini, era circondato da mura, rotte da una sola parte e diviso per metà da una sola strada. Il castello o corte era abitato da quarantanove famiglie, formanti un insieme di duecentosessanta persone, delle quali centotrentotto maschi, compresi soldati trentuno ed un sacerdote. Si governava questa terra con statuti propri e l’amministrazione della giustizia era affidata per il civile, al Notaro del Podestà delle Serre e per il criminale al Capitano di Giustizia di Sinalunga. L’amministrazione della comunità si teneva da tre Priori, con ufficio semestrale e con salario di lire due per ciascuno; ed il Consiglio era composto a ragione di un uomo per casa sia del castello che della corte. 

Nello spirituale era sottoposto alla Diocesi di Arezzo; ed oltre alla chiesa col titolo di S. Cecilia, erano nella Terra, l’oratorio del SS. Crocifisso, detto Monte Calvario, fatto erigere verso la metà del sec. XVII, da Pietro di Traiano Buoninsegni; la chiesa e compagnia laicale di S. Croce, che si teneva per cura dei fratelli; l’oratorio di S. Pietro, sotto lo iuspadronato della comunità; la cappella del Corpus Domini, luogo pio laicale, sottoposto al Magistrato dei Conservatori di Siena, che fu poi interdetta dal Vescovo d’Arezzo; la chiesa curata di S. Maria, sotto lo iuspadronato della famiglie Griffoli e Buoninsegni e infine l’oratorio di S. Maria dell’Inferrata, dipendente dalla chiesa parrocchiale di S. Maria.

La corte del Poggio si componeva di poderi trentuno, che ad eccezione di nove, erano posseduti dal ricordato Pietro di Traiano Buoninsegni, al quale si deve pure la costruzione della grandiosa villa, che dal proprio cognome volle che si chiamasse La Buoninsegna. (1910).

La lastra con orante – Chiesa di S. Maria in Ferrata (testo e foto da: Rapolano ed il suo territorio- E. Lecchini- D. Mazzini – 1983) e “La Diocesi di Arezzo” – Alberto Fatucchi 1977

Orante